Sono arrivato in Sicilia due giorni fa per trascorrere una settimana con la mia famiglia. L’ultima volta che ero venuto in questo estremo lembo della Sicilia sud orientale dove sono nato e cresciuto, situato alla stessa latitudine di Tunisi, era stato in occasione del funerale di mia madre, poco meno di due mesi fa, all’inizio di Aprile. Uno di quegli eventi che tutti mettiamo in conto nell’ordine naturale delle cose ma che poi quando si verificano ti colgono sempre impreparato. Eventi che mettono in crisi gli assetti, i ruoli e i delicati equilibri familiari che si erano costituiti nel corso dei decenni e che adesso, venendo meno uno dei suoi membri, bisogna ricostruire quasi da zero, inventandosi e sperimentando forme nuove.
Ieri pomeriggio sul tardi avevo bisogno di stare da solo, di vedere il mio mare, di confrontarmi con la sua smisurata apertura che lascia senza fiato, e così, anche se il tempo non prometteva nulla di buono – o forse proprio per questo, per quella evidente consonanza con il mio stato d’animo – ho preso l’auto e sono andato al mare, a passeggiare lungo il porto, in quasi totale solitudine.
È stata una delle esperienze più belle e forti degli ultimi anni. Quello che segue è un breve resoconto fotografico della mia passeggiata lungo il porto, mentre tutto intorno la luce, il cielo, le nuvole e il mare trascoloravano con una rapidità impressionante. E alla fine, anche quello che una volta era un piccolo borgo di pescatori e adesso è una città, sembrava galleggiare tra mare e cielo, sospeso e incastonato in una cornice di rocce e nuvole nere. Subito dopo, mentre ero sulla via del ritorno, si è scatenato un fortissimo temporale.
Mi sono reso conto che sono passati quasi due anni dall’ultimo mio post pubblicato sul blog. Questo mi sembra un degno ritorno.