Agli inizi dello scorso mese di dicembre, alcune settimane prima di partire per un breve viaggio in Olanda tra Natale e Capodanno, mi sono casualmente imbattuto in alcuni appunti che avevo annotato a mano su un piccolo quaderno, uno dei tanti quaderni e taccuini che dissemino per casa – riposti fra libri e documenti – e che poi non riesco mai a ritrovare quando ne ho bisogno, tutti accomunati dal fatto di essere incompleti e scritti solo per poche pagine, quelle iniziali, all’interno delle quali si alternano note e riflessioni appuntate in periodi anche distanti fra loro, in situazioni e stati emotivi diversi, a volte anche opposti, con una grafia che ne riflette la genesi, l’urgenza e l’importanza rivestita al momento: una grafia ora nitida, ordinata e regolare, con caratteri ben leggibili e un andamento armonioso ed equilibrato (una calligrafia, per l’appunto), ora invece arruffata, disordinata, fortemente inclinata verso destra, quasi illeggibile, una scrittura impressa sul foglio con vigore e velocità, che fuoriesce dalle righe, sale e si arrampica sulla pagina, intercalata da diagrammi, frecce e collegamenti fra concetti, con le parole che si affollano in prossimità dei margini del foglio, come se lo spazio non bastasse a contenerle, scritte di getto sotto l’impeto di un’intuizione inaspettata e improvvisa, riflessioni e idee annotate velocemente prima di sparire definitivamente nelle nebbie dell’inconscio: sono suggestioni e schizzi che evocano un’atmosfera o un’ambientazione, riflessioni, aforismi, brevi dialoghi che sviluppano un concetto, associazioni di idee, abbozzi di progetti, incipit e titoli di racconti e romanzi mai iniziati che giacciono fra le innumerevoli cose da fare e che non saranno mai completate.
Dicevo degli appunti trovati mentre cercavo una vecchia guida di Amsterdam e che hanno attratto la mia attenzione: poche frasi scritte con una grafia ordinata e regolare, alcune parole cerchiate a evidenziarne l’importanza, poco più che degli spunti, indicazioni operative per delle ricerche da svolgere sul campo, tracce per un reportage fotografico personale. Ecco quello che avevo annotato:
Viaggio Amsterdam e Zuid-Holland. Tra pittura e fotografia. Ricerca di corrispondenze e consonanze fra luoghi in epoche diverse. George Hendrik Breitner, Piet Mondrian.
Rappresentazione pittorica della realtà. Rappresentazione fotografica della realtà.
Architettura Amsterdam: frontoni, finestre, palazzi. Breitner e Piet Mondrian. Griglia strutturale, modulo.
Astrazione. Notte e giorno. Luce naturale e luce artificiale. Illuminazione mista.
Qualità della luce nel crepuscolo. Campagna immersa nella nebbia. Luce lattiginosa, colori sfumati, forme nella nebbia.
Mare del Nord in inverno. Qualità della luce invernale. Scuola pittori Den Haag: Anton Mauve, Isaac Israels.
Alla fine, durante il mio viaggio in Olanda, sia per problemi di tempo sia per dei limiti e vincoli oggettivi dovuti al fatto che Amsterdam era affollata come non mai di turisti – una marea disordinata, rumorosa e vociante di persone che si accalcava in ogni angolo della città rendendo difficoltoso anche camminare ed estremamente arduo fotografare palazzi, strade e canali senza riprendere questo sciame umano – ho potuto verificare solo pochi degli aspetti che avrei voluto approfondire, anche se nelle spiagge e nelle campagne dell’Olanda meridionale, nelle vicinanze di Noordwijk aan Zee, mi è stato molto più facile trovare ambienti quasi deserti dove la figura umana riacquistava una maggiore e più equilibrata predominanza in relazione al paesaggio e alla natura.
Condivido con voi alcune delle fotografie che ho scattato. In alcuni casi, quando è stato possibile, ho pubblicato anche il dipinto che mi ha ispirato a ricercare quel luogo e quel medesimo punto di vista. In altri casi il dipinto è stato solo una fonte di ispirazione per ricercare la stessa atmosfera, gli stessi colori e la stessa luce.
Il Damrak è un canale parzialmente riempito situato nel centro di Amsterdam, tra la stazione di Amsterdam Centraal e Piazza Dam. (Wikipedia). George Hendrik Breitner (Rotterdam, 1857 – Amsterdam, 1923) è stato un pittore e fotografo olandese che amo particolarmente.
Quello raffigurato di seguito è un dipinto di Breitner che mi affascina particolarmente per la luce e l’atmosfera che ha saputo ricreare. Purtroppo mi è stato impossibile identificare il luogo esatto raffigurato nel quadro, probabilmente l’edificio con la scritta “Kahrels Thee” non esiste più. Ma nei pressi di Damrak, una sera, uno scorcio di alcuni palazzi sui canali, illuminati dalla luce dei lampioni, mi ha ricordato l’atmosfera di quel quadro.
Uno degli aspetti che mi ha sempre incantato di Amsterdam è la particolarità delle facciate dei suoi edifici, i frontoni dei palazzi, la trama e i colori dei mattoni, le iscrizioni e la storia che si nascondono dietro ognuno di essi.
Così come mi affascina la trama geometrica quasi astratta, eppure calda e piena di vita, ricamata dalle finestre dalle grandi vetrate sulle facciate colorate dei palazzi, griglie modulari eterogenee e riflettenti nella cui contemplazione è bellissimo perdersi, e ripensare agli esiti più astratti dell’opera di Piet Mondrian.
Ed ecco infine le foto che ho scattato al mare, fra le immense dune nei pressi di Noordwijk aan Zee, nella provincia dell’Olanda meridionale, luoghi che hanno ispirato i pittori della Scuola dell’Aia a fine ottocento. Quel giorno c’era una particolare luminosità nell’aria e una qualità della luce così limpida da sembrare quasi liquida, che riverberava i colori e i riflessi del mare nel cielo e nell’ambiente circostante.